Il Brexit fa tremare l’elite economica europea e mondiale. Eventi funesti stanno condizionando questa Europa che sembra diventata un frullatore che gira al massimo della velocità. Il tic tac suona inesorabile per i poteri forti che governano questa Europea. L’omicidio efferato in pieno giorno della deputata britannica Jo Cox del partito laburista alla vigilia del referendum del prossimo 23 giugno, che decreterà o meno l’uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea, ha scosso non solo l’isola oltre la manica, ma tutte le persone che hanno percepito come gli equilibri tra le diverse nazioni siano in forte tensione tra loro.
Di fatto questo omicidio ha provocato la sospensione della campagna per il referendum in agenda la prossima settimana. Congetture, ipotesi. Al vaglio ci sono molte matrici da valutare sull’omicidio di Jo Cox, forse di natura razzista. Eppure è stato ricordato e sottolineato che la violenza contro i politici è rara in Gran Bretagna, così come lo sono gli attacchi con le armi da fuoco. Tutti sono in stato di shock. Jo Cox aveva 41 anni un’attivista seria, che lottava per rimanere in UE, un crimine bieco alla vigilia di un referendum che potrebbe spazzare via questa Europa, quella dei banchieri, quella del pareggio di bilancio, quello della economicità che prevale su qualsiasi diritto dei suoi cittadini, e sono le scelte di ogni governo che ne testimoniano la drammaticità di queste direttive.
Un’Europa spettrale restituisce ora il terrore e non è solo quello vissuto dai semplici cittadini. Il referendum inglese ha spiazzato in realtà le certezze dei poteri forti che da anni ormai cercano di tenere salda questa unione europea, quella delle banche, del Fondo Monetario Internazionale, della Troika, che ogni volta non riescono a contenere malcontenti e malumori disseminati in ogni nazione, lanciandosi in Aut Aut che annunciano la fine del mondo e catastrofismi ancora peggiori della crisi economica che i paesi membri stanno vivendo e subendo.
Ora l’assassinio della stessa Jo Cox deve competere con la stessa sopravvivenza della nazione, agghiacciante verrebbe da dire!
Ma i sostenitori dell’UE, non serve neanche ricordarlo, l’élite economica drammatizzano, minacciano e ricattano scenari apocalittici. Molti di loro non hanno esitato ad predire la rovina economica della Gran Bretagna.
E così, a pochi giorni dal più importante referendum europeo, i ministri degli esteri della Germania e della Francia, l’asse che ha sempre guidato le politiche economiche e internazionali, hanno ammonito contro il voto Brexit, dichiarando che l’uscita della Gran Bretagna porterebbe alla disgregazione stessa dell’Unione Europea.
Per Donald Tusk, il presidente dell’UE, la Gran Bretagna sarebbe “nettamente più debole” se gli elettori britannici decideranno di andarsene.
Dalle continue e incessanti profezie annunciate, l’uscita della Gran Bretagna non sembrerebbe essere un problema per la stessa nazione, ma per tutto l’apparato europeo che fonda proprio sull’Inghilterra la forza e il fulcro di continuare ad esistere, per non lasciare deteriorare quelle crepe rovinose già formatesi che potrebbero far crollare un impero fondato esclusivamente sull’economicità dei valori e dei diritti.
Il braccio di ferro è in tensione e proprio in questi giorni diventerà sempre più impegnativo, ma gli inglesi, a differenza di molte altre nazioni, hanno una loro storia ed un’economia che non ammette minacce, ritorsioni. Sarà che è un’isola, sarà che il suo dominio egemone l’ha portata ad invadere, non vuole essere condizionata da nessuno, nonostante oggi le borse dicano che il Brexit è ormai lontano.
Tic tac è il suono pauroso che anche il fondo Monetario internazionale sente incessantemente, ed è un problema a cui non può svincolarsi. Il ticchettio preme su questi giorni spasmodici tanto che anche il FMI si è lanciato in un’anatema apocalittico.
di Cinzia Marchegiani