di Cinzia Marchegiani
Bologna – Troppi malati lasciati peggiorare, e questa strategia porta a non fermare l’infezione covid-19, ma attendere che i malati rischino di occupare i posti nelle terapie intensive e lottare contro la morte.
Da Bologna, e precisamente dal Policlinico di S. Orsola e commissario dell’Azienda Usl di Bologna arriva finalmente una notizia che porta speranza:
Una nuova strategia d’attacco al coronavirus: avvio di un piano di intervento per il trattamento precoce delle infezioni da COVID-19
Il medico di medicina generale è il riferimento per selezionare i pazienti e rimane il loro riferimento anche per accedere al percorso.
INDIVIDUATI I CASI SOSPETTI VENGONO ATTIVATI I MEDICI DI MEDICINA GENERALE. L’obiettivo è diminuire il numero dei pazienti che afferiscono alle strutture di Pronto Soccorso in condizione di insufficienza respiratoria e intercettare i pazienti prima che si aggravino.
Concretamente vengono attivati i Medici di Medicina Generale, cui compete il catching attivo che avviene contattando telefonicamente i propri pazienti sintomatici. I pazienti vengono valutati in considerazione della loro storia personale che il medico conosce bene e sulla base di una check list predefinita dalle Malattie Infettive del S. Orsola che guida alla coerente definizione del caso sospetto.
I casi sospetti identificati dai MMG, vengono inviati secondo una scala di priorità che va dall’immediato alle 72 ore successive e ad orari predefiniti alle strutture check point allestite sul territorio (per il momento Ospedale Maggiore e Policlinico di S. Orsola ma presto saranno attivati punti anche sul territorio). Nei check point i pazienti vengono accolti da un medico infettivologo che effettua una valutazione clinica ed eventualmente strumentale e bio-umorale e, in caso di conferma del caso come sospetto o fortemente tale, provvede a fornire la terapia del caso al paziente e ai suoi conviventi. La Nota informativa spiega: “Ovviamente la terapia sarà somministrata tenendo conto di tutte le condizioni cliniche del soggetto. Se clinicamente possibile il paziente sarà rinviato a domicilio e gestito dal MMG. Diversamente se ne predisporrà il ricovero”.
TERAPIE COVID-19. Il Policlinico di S. Orsola e commissario dell’Azienda Usl di Bologna nella nota spiega anche il tipo di terapie che viene somministrata:
“In particolare, crescenti evidenze oggi attribuiscono un ruolo importante all’idrossiclorochina utilizzata come terapia precoce per evitare un certo numero di malattie gravi, risparmiando sia ricoveri, soprattutto in terapia intensiva, sia lunghi periodi di quarantena.
Nella giornata di domenica 29 marzo sono stati effettuati primi controlli: ai 35 pazienti che sono stati inviati al Maggiore è stata somministrata la terapia e per 7 di loro si è reso necessario un ricovero in un reparto non intensivo scongiurandolo, probabilmente anche per il futuro, e dimostrando al momento la validità del modello e la sua capacità di anticipare l’aggravarsi della patologia“.
“Gli ospedali del territorio si sono stravolti per fare fronte all’emergenza – afferma Chiara Gibertoni direttore generale del Policlinico di S. Orsola e commissario dell’Azienda Usl di Bologna – abbiamo creato più di 130 posti letto di terapia intensiva, 600 di degenza ordinaria e un centinaio per post acuti. Tutti i posti letto negli ospedali sono occupati ma oggi abbiamo un’arma in più per non soccombere e per intercettare prima i pazienti e il filtro sarà proprio il Medico di Medicina Generale.”
“Quello che noi vediamo è un iceberg – dice Maurizio Camanzi, Segretario provinciale Federazione Italiana Medici di Medicina Generale – dove la parte emergente sono le persone che si ammalano. La parte più grossa però è quella che non si vede ancora e noi dobbiamo impedire che emerga. E per impedire che emerga bisogna che noi intercettiamo il problema dalla radice e la radice è sul territorio dove sono i Medici di Medicina Generale.”
Strategia che presto diventerà prassi come spiega oggi lo stesso Borrelli – capo della Protezione civile – anche per il futuro. Ricordiamo che grazie all’interviste che abbiamo realizzato su FreedomPress, il dottor Girolamo Giannotta aveva anticipato molte tempo fa (23 febbraio 2020) la necessità di cambiare strategia, perchè abbiamo assitito sempre a diagnosi troppo tardive, frutto di linee guida dell’OMS e Ministero della salute inappropriate.
Le nostre domande al dottor Giannotta (7 marzo 2020)
- DOTTOR GIANNOTTA E’ IMPERATIVO CAMBIARE STRATEGIA?
“Visto che le direttive emanate non ci consentono di fare diagnosi precoce da infezione da COVID-19, considerato che le diagnosi tardive spesso portano alla terapia intensiva, dalla quale si può uscire morti, a dispetto di tutte le risorse profuse dal personale sanitario, stremato al pari dei cinesi; adesso è necessario, per contenere il dilagare dell’epidemia da COVID-19, cambiare strategia”.
Eppure le informazioni si avevano dai report dei casi clinici dei malati e decessi cinesi. Il Dottor Giannotta infatti spiegava:
“Il caso Zingaretti, (test asintomatico e poi trattato con antivirali, NdR) rafforza la mia idea scientifica che si devono fare i test non per identificare tardivamente i casi gravi, ma per identificare precocemente i casi asintomatici e lievi. Il presidente Nicola Zingaretti è un caso asintomatico, giustamente sottoposto a test specifico per il COVID-19.
- PROPOSTA DI SCREENING PER IL COVID-19, SPIEGHI MEGLIO DOTTOR GIANNOTTA?
Considerato che il Presidente Nicola Zingaretti è stato giustamente sottoposto a test specifico anche se asintomatico, perché io non ho potuto ottenerlo per un bambino sintomatico che ha vissuto a contatto stretto con il genitore proveniente dalla Lombardia?
Per far qualcosa di utile a tutti, è necessario sottoporre a test specifico, più volte, tutti i soggetti che dalle aree del Nord si sono spostati in direzione di altre Regioni d’Italia. Inoltre il test specifico per il COVID-19 dovrebbe diventare obbligatorio per tutti quei soggetti che hanno 4 giorni di febbre e sintomi respiratori quali:
- Tosse secca o produttiva.
- Naso chiuso o rinorrea.
- Congiuntivite senza secrezione purulenta.
- Astenia, dolori muscolari, cefalea e mal di gola e diarrea.
Sostengo questo perché la polmonite e la linfopenia appaiono in ottava giornata di malattia ed 8 giorni di assenza di trattamento antivirale consentono ad un virus neurotropo di entrare nel cervello e distruggere i centri bulbari e pontini del respiro.
Potete leggere le nostre inchieste tramite questi link:
Infezione da Covid-19. Misure estreme ma poca analisi della clinica. Dr. Giannotta: “Diagnosi sempre tardive”
Covid-19. Epidemia dal Nord Italia? Giannotta: “Creare un albero filogenetico avrebbe dimostrato che non siamo gli untori”
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