di Cinzia Marchegiani
A lanciare un appello importante al Governo è il Prof. Umberto Balistreri, Presidente Nazionale dei Gruppi Ricerca Ecologica (acronimo G.R.E.) – associazione di protezione dell’ambiente riconosciuta dal MATTM – con un comunicato stampa tramite il quale chiede di sospendere l’approvazione del decreto legislativo derivato dall’Atto 485 e la formulazione di una nuova Legge Forestale che stabilisca in primis la salvaguardia dei territori a rischio idrogeologico sottoponendo la loro tutela allo Stato attraverso l’impiego dei Carabinieri Forestali.
BALISTRERI, PRESIDENTE G.R.E.: “STOP ALL’ATTO DEL GOVERNO 485 RELATIVO A REVISIONE E ARMONIZAZZIONE DELLA NORMATIVA NAZIONALE IN MATERIA DI FORESTE E FILIERE FORESTALI”
“La Presidenza nazionale dei Gruppi Ricerca Ecologica esprime forte preoccupazione per l’Atto del Governo n° 485 ‘Revisione e armonizzazione normativa in materia di foreste e filiere forestali’, atto di straordinaria amministrazione predisposto a termine legislatura a Camere già sciolte, senza che fosse preceduto da alcuna forma di confronto con le associazioni di tutela ambientale, ed in procinto di andare in Consiglio dei Ministri per la sua approvazione definitiva nonostante a breve si insedierà il nuovo Parlamento e verrà formato un nuovo Governo.
I G.R.E. chiedono pertanto al Governo di sospendere l’approvazione del decreto legislativo derivato dall’Atto 485 e ravvisano l’urgenza di una nuova Legge Forestale che consenta di superare la L.3267/1923 (c.d. Legge Serpieri) alla luce del mutato assetto di difesa dell’ambiente e della natura.
Nel merito, il provvedimento avrebbe dovuto armonizzare una normativa molto complessa ed invece lascia irrisolte numerose questioni: in alcuni casi alimenta la confusione, ma soprattutto apre un pesante vulnus sulla salvaguardia della biodiversità ed ignora del tutto la tutela idrogeologica dei bacini montani.
A tal proposito, i Gruppi Ricerca Ecologica hanno elaborato l’allegata nota a firma del vicepresidente nazionale dott. Vincenzo Stabile (già Comandante del Corpo Forestale dello Stato in Campania) nonché delle sintetiche osservazioni tecniche redatte dal dott. Luigi Esposito, socio dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali, associato ai GRE e consulente scientifico dell’Associazione stessa“.
NOTA A FIRMA DOTT. VINCENZO STABILE, VICEPRESIDENTE NAZIONALE GRUPPI RICERCA ECOLOGIA DEL 8 MARZO 2018
“Recentemente è stato emesso l’atto del Governo n° 485 “Revisione e armonizzazione normativa in materia di foreste e filiere forestali”, che rappresenta un tentativo di armonizzare la complessa normativa in materia forestale e di semplificare le attività delle filiere selvicolturali; non viene, tuttavia, toccato l’argomento più importante per la sicurezza dei bacini montani: il vincolo idrogeologico. Sarebbe stato opportuno che, considerato il grave problema del dissesto idrogeologico che fa dell’Italia un paese a rischio costante sotto tale aspetto, si sottoponessero le aree soggette al vincolo idrogeologico ad una pianificazione conservativa e ad una forma di autorizzazioni molto più restrittive.
A tutt’oggi la Legge Serpieri, la 3267 del 1923, è ancora valida ma come viene gestita? Una volta le richieste di svincolo venivano esaminate dal Corpo Forestale, oggi una materia così importante è divenuta una mera prassi burocratica e ciò non è assolutamente accettabile.
E’ necessario procedere alla formulazione di una nuova Legge Forestale che stabilisca in primis la salvaguardia dei territori a rischio idrogeologico sottoponendo la loro tutela allo Stato attraverso l’impiego dei Carabinieri Forestali, e per fare ciò sarà necessario ad una Legge costituzionale, giustificata dal fatto che i grandi bacini sono interregionali.
La legge Serpieri partiva da una concezione sociale della proprietà del bosco, per cui l’interesse collettivo prevaleva su quello privato, il vincolo idrogeologico limitava l’uso dei terreni vincolati da parte del proprietario subordinandolo agli interessi afferenti la sicurezza del territorio richiamandosi al diritto germanico medioevale che prevedeva una pluralità di diritti su una stessa proprietà come ad esempio gli Usi Civici. Questo concetto della socialità della proprietà ha fatto parte della dottrina sociale della Chiesa ed è giustamente contenuto nella nostra Costituzione.
La concezione liberale prevede un diritto assoluto sul bene, e questa proposta di Legge dà l’impressione proprio di una simile impostazione non prevedendo un particolare regime vincolistico per i boschi siti in aree vincolate e con il rischio idrogeologico costante in un Paese in cui le alluvioni producono continui ed ingenti danni, vittime e disagi diffusi e persistenti.
Sullo stesso inaccettabile piano si pone l’ampia disponibilità data per l’apertura di strade e piste forestali che costituiscono delle incisioni lungo i versanti delle montagne alterando il deflusso delle acque superficiali favorendo l’erosione e lo stesso vale per quelle temporanee realizzate per le utilizzazioni forestali, che una volta terminata l’utilizzazione vengono abbandonate e si trasformano in alvei che provocano gravi dissesti.
Sarebbe auspicabile invece incentivare l’uso di teleferiche, fili a sbalzo e dei muli che non hanno alcun impatto ambientale.
Al contrario, l’obbiettivo principale dell’Atto di Governo 485 sembra limitarsi al profitto, perdendo d’occhio la tutela del bosco.
Allegate alla presente nota ci sono le interessantissime “Sintetiche osservazioni tecniche sull’ Atto di Governo 485” redatte dal Dott. Luigi Esposito socio dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali, associato ai GRE e consulente scientifico dell’Associazione stessa.
Da queste osservazioni emerge in particolare l’assenza che vi è stata in tutti questi anni in merito agli indirizzi in materia forestale, nonché l’abdicazione da parte dello Stato su una propria competenza esclusiva, quella ambientale; inoltre anche nell’Atto de quo mancano i criteri di gestione dei valori ambientali e dell’Ecosistema Forestale.
Tenendo conto che la Legge Serpieri, la 3267 del 1923, è tutt’oggi valida ma ha ormai quasi un secolo, sarebbe necessaria una nuova Legge Forestale, soprattutto visto il degrado dei boschi italiani ed il forte rischio idrogeologico dopo una estate di devastanti incendi.
Dal 1972 è iniziato ad aprirsi lentamente ma inesorabilmente il vuoto che oggi si manifesta evidente, ma che già da diversi anni era percepibile con il graduale abbandono dei Forestali del controllo dei tagli boschivi e dell’applicazione delle normative delle Prescrizioni di Massima di Polizia Forestale.
Nel quarantesimo della fondazione dei GRE, noi proporremo una serie di iniziative nelle quali indicare una radicale e necessaria svolta nella legislazione forestale a cominciare da una nuova normativa sul vincolo idrogeologico e sui criteri di gestione dei valori ambientali e di ecosistema forestale con una Legge costituzionale che riporti il controllo di questo delicatissimo settore allo Stato, tenuto conto che spesso i bacini montani sono interegionali e che per far rispettare la Legge Serpieri che ormai ha quasi un secolo vi era un Corpo Armato; oggi i Carabinieri Forestali potrebbero egregiamente svolgere tale compito.
Nel momento attuale l’Atto di Governo 485 è senz’altro da migliorare su molti punti fondamentali ed i GRE sono disponibili per dare il loro costruttivo contributo.
La superfice boscata è notevolmente aumentata in Italia, è arrivata a 12 milioni di ettari. Ma, come afferma il presidente dell’UNCEM (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) Enrico Borghi, “siamo ricchi di boschi poveri”, ed attacca chi ha “impostato la politica forestale degli ultimi vent’anni all’insegna della vincolistica”.
Nonostante siamo il sesto paese più boscato d’Europa, solo il 20% del legno lavorato è italiano: tutto il resto viene importato. E’ necessario far ripartire l’economia montana ma certamente nel rispetto assoluto dei valori ambientali, della salvaguardia della biodiversità e della sicurezza del territorio”.
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