di Cinzia Marchegiani
Il ricordo di Ayrton Senna è rimasto indelebile. Il campione amato da tutto il mondo moriva a Imola durante il Gran Premio di San Marino, il 1° maggio 1994.
Per lui ogni gara era la “gara”. Per il pilota brasiliano (nato a San Paolo il 21 marzo 1960) funerali di Stato dopo il volo in aereo, il suo popolo lo accoglieva come un eroe, un fiume di gente al suo ultimo addio. Ma Senna era il campione che apparteneva a tutto il mondo, era amato e rispettato da tutti e la sua scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile. Il suo tragico incidente fu analizzato nei minimi dettagli, da allora anche le regole sulla sicurezza sulle piste furono rivalutate e cambiate.
IL TRAGICO INCIDENTE. Erano le 14:47 quando al 7º giro, il secondo dopo la ripartenza dietro la safety car (entrata in seguito ad un incidente in partenza che aveva coinvolto JJ Lehto e Pedro Lamy, i rottami delle cui vetture avevano provocato il ferimento di alcuni spettatori), Senna uscì di pista in piena velocità alla curva del Tamburello, a causa del cedimento del piantone dello sterzo. Il piantone era stato modificato la notte seguente le prove cronometrate, alla vigilia della gara, dopo che Senna aveva chiesto di migliorare la visibilità della strumentazione. Il piantone era stato allungato. La saldatura manuale si era mostrata però insufficiente a reggere le sollecitazioni della gara. Il pilota non poté quindi fare nulla per controllare la monoposto.
Senna, infatti, rimasto ormai passeggero impotente di una vettura ingovernabile, frenò (come si vede anche dalle immagini riprese dal videocamera montata sulla monoposto), ma non riuscì ad evitare il muro del Tamburello. Le conseguenze risultarono tragiche: l’impatto fu tremendo, coinvolgendo la parte anteriore destra della monoposto.Il puntone della sospensione anteriore destra, spezzatosi, penetrò nella visiera del casco del pilota, dal bordo superiore. Ciò causò lo sfondamento della regione temporale destra e provocò gravissime e fatali lesioni.
SOCCORSI INUTILI. Il pilota brasiliano perse oltre 3 litri di sangue in seguito a tali lesioni; dopo i primi soccorsi a bordo pista prestatigli dall’equipe medica, sotto l’occhio vigile del medico della FIA Sid Watkins, fu deciso di trasportarlo via elicottero all’Ospedale Maggiore di Bologna. Qui il pilota venne ricoverato nel reparto di rianimazione, dove si accertò che il danno più rilevante era il trauma cranico provocato proprio dal puntone della sospensione; ogni sforzo per salvargli la vita fu vano e Senna spirò all’età di 34 anni alle ore 18,40 senza aver mai ripreso conoscenza.
IL RICORDO. L’AUTODROMO IMOLA RICORDA IL CAMPIONE: “AYRTONDAY”
Imola lo ricorda con “AyrtonDay” ogni anno.
Un incontro con lo storico fotoreporter della Formula Uno Angelo Orsi per raccontare Ayrton Senna. Interverranno anche Gian Carlo Minardi (grande amico di Ayrton), il pilota Pierluigi Martini e il direttore di Autosprint Andrea Cordovani.
Angelo Orsi conobbe il campione brasiliano all’inizio della sua carriera nella massima formula e instaura con lui un rapporto che sin da subito trascende il carattere meramente professionale:
“Mi chiamo Ayrton Senna e il prossimo anno sarò in Formula 1 e diventerò campione del mondo, mi farebbe molto piacere se tu potessi seguire la mia carriera!”.
ORSI, IL SUO FOTOGRAFO, DECISE DI NON PUBBLICARE ALCUNE FOTO DRAMMATICHE SCATTATE SULL’ULTIMA CURVA
Il sodalizio tra Orsi e Senna durerà 11 anni. Il fotografo segue il pilota ovunque, anche fuori dalla pista. Angelo con la curiosità tipica del fotoreporter si avvicina ad Ayrton, il suo obiettivo entra nella vita del pilota, indaga e scava anche tra le pieghe più nascoste della sua identità cogliendone le minime sfumature. La frequentazione assidua genera un forte legame: nasce l’Amicizia. Una amicizia che il fotografo – autore della celebre fotografia che rivelò al mondo le cause dell’incidente – non tradì fino all’ultimo, scegliendo di non far pubblicare alcune delle foto più drammatiche scattate sull’ultima curva dell’indimenticato Ayrton Senna. Un racconto, un evento, impreziosito anche dalla presenza del leggendario Kart numero 17 che lanciò il pilota brasiliano sulla scena dell’automobilismo internazionale.
VOYAGER DEDICÒ UNA PUNTATA RIPERCORRENDO GLI ULTIME TRE GIRONI DI SENNA: “ESISTE UN DESTINO?”
Per chi l’avesse perso, la puntata di Voyager “Esiste il destino? E’ possibile che il nostro futuro sia scritto da qualche parte? La nostra esistenza è governata dal libero arbitrio o dalla fatalità?” Roberto Giacobbo ha ripercorso gli ultimi tre giorni di vita del campione di Formula1, Ayrton Senna da Silva (San Paolo, 21 marzo 1960 — Bologna, 1º maggio 1994), a caccia di quelle coincidenze accadute prima del fatale incidente del 1 maggio 1994 sul circuito di Imola. Le telecamere di Voyager si sono recate sul rinnovato autodromo Enzo e Dino Ferrari per rendere omaggio al mai dimenticato pilota brasiliano e ricostruire quelle drammatiche ore prima della sua scomparsa.
Ayrton Senna era talento naturale puro, riusciva a combinare una tecnica impeccabile con un istinto di competizione straordinario da renderlo inimitabile.
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