VELLETRI (Roma) – Amianto e la scia di decessi. Arriva la condanna del Tribunale di Velletri per l’INAIL a corrispondere alla vedova di Maurizio Di Meo, macchinista di Colleferro (Rm), morto di mesotelioma per esposizione ad amianto nelle Ferrovie dello Stato, 80mila euro e una rendita a vita.
Un’altra vittoria…amara per l’Osservatorio Nazionale Amianto. E forse una battaglia che poteva essere riparmiata poichè ormai sono note evidenze scientifiche.
IL FATTO. Il Tribunale di Velletri ha condannato l’INAIL a corrispondere circa 80 mila euro di arretrati e una rendita vita natural durante di circa 1600 euro mensili alla vedova di un macchinista delle Ferrovie dello Stato di Colleferro (Roma), morto per un mesotelioma pleurico dovuto all’esposizione ad amianto con cui era coibentato il reostato che collegava i 13 motori del locomotore. L’INAIL aveva respinto la domanda di Maria Manciocco, vedova di Maurizio Di Meo, deceduto nel 2018 a soli 60 anni lasciando orfani i due figli Simone e Luca (all’epoca di 26 e 30 anni) per una malattia causata dall’asbesto, nonostante il mesotelioma sia una malattia inserita nelle apposite tabelle, che rappresentano secondo i giudici: “la cristallizzazione di giudizi scientifici specifici sull’esistenza del nesso di causalità”.
UNA BATTAGLIA LEGALE RICHIESTA DALLA MOGLIE DI MAURIZIO DI MEO
Maria Manciocco si era rivolta all’Osservatorio Nazionale Amianto e al suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, per avere assistenza legale che ha dimostrato, grazie alla sua quasi trentennale esperienza in materia, come, per ottenere la rendita, al lavoratore sia sufficiente dimostrare di essere affetto dalla patologia e di essere addetto alla lavorazione nociva.
Durante il processo, di primo grado, anche i testimoni esaminati hanno confermato che, dal 1985 al 2003, il 60enne avesse lavorato a contatto con l’amianto presente nei locomotori, tra i testi anche il fratello della vittima, anch’egli macchinista per Trenitalia. Il consulente tecnico nella perizia chiesta dalla ricorrente, Corradino Menchella, ha spiegato come:
“la patologia che ha condotto a morte Di Meo va individuata nel mesotelioma pleurico metastatizzato strumentalmente diagnosticato nel mese di aprile del 2017”.
Nella letteratura medica, come sottolineato anche dallo stesso Menchella, risulta: “sufficientemente documentato il rapporto tra la patologia in parola e l’attività del macchinista” come si legge nel VII Rapporto ReNaM dell’INAIL: “nel trasporto su rotaia sono stati esposti soprattutto i macchinisti, per la presenza di amianto spruzzato sulla cassa delle cabine di guida locomotive (rivestimento a spruzzo, coibentazioni di caldaie, tubazioni, scaldiglie, caminetti dei contattori, cavi elettrici) con liberazione di fibre, specie durante gli interventi di manutenzione”.
Sono 852 i casi di mesotelioma registrati dall’INAIL nel settore “Trasporti terrestri ed arei” fino al 2018 in Italia, ben 69 quelli che hanno colpito i macchinisti ferroviari.
BONANNI: “UN’ALTRA VITTORIA NELLA LOTTA ALL’AMINATO, MA PER QUESTIONI ORMAI ASSODATE SI DEVE ADIRE IL TRIBUNALE”
“Un’altra vittoria nella lotta all’amianto – dichiara soddisfatto Bonanni – mi dispiace soltanto che ancora, per questioni ormai assodate, si debba adire il Tribunale con lungaggini che potrebbero essere assolutamente evitate. Si tratta di una sofferenza ulteriore per le famiglie delle vittime che già hanno perso un familiare a causa di una malattia contratta sul posto di lavoro”.
SENTENZA MANCIOCCO N.Q. DI MEO – INAIL -TRIB. DI VELLETRI
Si può richiedere assistenza all’ONA tramite lo sportello amianto on line https://onanotiziarioamianto.it/sportello-amianto-ona-nei-territori/ o il numero verde gratuito 800 034 294. L’associazione ha realizzato anche la App Amianto http://app.onanotiziarioamianto.it/, per la mappatura dei siti contaminati.
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