Roma, 25 aprile 2017 – Festa della Liberazione. Molti cittadini ma soprattutto gli stessi militari guardano con scetticismo questa giornata storica, mostrando vuoto e sgomento verso le stesse istituzioni che oggi all’Altare della Patria hanno celebrato, come tutti gli anni, questo evento celebrativo davanti al Milite ignoto..
Con un twett Roberta Pinotti, Ministro della difesa oggi dichiara: “Festeggiamo il #25aprile con la promessa di continuare a vivere ed impegnarci per affermare pace e libertà “.
La Pinotti spiega: “Oggi abbiamo il dovere di rinnovare il pensiero ai Caduti, ai mutilati e a tutti coloro che con il loro sacrificio, hanno scritto quella pagina, unica nella storia del nostro Paese. Un ricordo che racchiude la promessa di continuare a vivere e ad impegnarci per affermare i beni fondamentali della pace e della libertà per noi stessi, per i nostri figlie per i popoli che non possono goderne“.
Ad intervenire caustico è Luca Marco Comellini segretario del PDM, Partito per la tutela dei Diritti dei militari e delle forze di polizia (PDM) nato dall’esigenza di vedere riconosciuti ai cittadini che servono lo Stato indossando una uniforme i diritti e le prerogative che la legge già gli riconosce ma che, per l’ effetto di una visione verticistica, miope e ancorata a ingiustificati pregiudizi, non trovano quella corretta applicazione che è naturale verso altri settori della società italiana.
Comellini, segretario del PDM ha da poco pubblicato il comunicato stampa che spiega la posizione:
“Il voler festeggiare una liberazione che oggi non c’è mi sembra un’azione colma di ipocrisia.
É stata solo falsa propaganda quella messa in scena oggi all’Altare della Patria dalle massime cariche dello Stato, intente ad omaggiare il Milite Ignoto mentre guerre e genocidi, ben più tremendi, lunghi e devastanti di quelli avvenuti oltre 72 anni fa, continuano a coinvolgerci in combattimenti senza fine che mascherano col nome ‘missioni di pace’.
Spiace poi vedere tra gli omaggianti festaioli la Ministra della difesa che, dopo aver accettato di raddoppiare le spese militari per accontentare le richieste degli americani, con una mano si batte il petto e con l’altra rifila l’ennesimo schiaffo alla memoria delle vittime e ai reduci di guerra della strage di Nassiryah proponendo l’impugnazione della sentenza di condanna, in sede civile, del generale Bruno Stano.
Conclude con amarezza Luca Marco Comellini: “Ma quale liberazione e liberazione! Siamo ancora sotto una dittatura, la partitocrazia è ancora viva e vegeta e si rinnova nella privazione della democrazia e dei diritti, a difesa delle caste, delle banche e dei produttori di armi. Fino a quando non ci sarà libertà la resistenza civile è un dovere”.